05.10.2023
Un quinto di denunce di incidenti in meno in un anno. Ma il rinvio della pensione mette a rischio i lavoratori over 50. I dati della Relazione annuale dell’Inail
ROMA – Di morti sul lavoro sono piene le cronache, con il caso dei cinque operai di Brandizzo a rappresentare l’ultima più eclatante tragedia, definita dal presidente Mattarella “un oltraggio ai valori della convivenza”. Oggi l’Inail ha pubblicato il suo Rapporto annuale che illustra il fenomeno con dati alla mano. Nei primi otto mesi del 2023 si sono registrate 383.242 denunce di infortunio sul lavoro, in calo del 20,9% rispetto allo stesso periodo del 2022 e di poco più dell’8% rispetto al 2019, ultimo anno prima della pandemia. Le denunce per decesso sul luogo di lavoro sono 657, appena 20 in meno rispetto al periodo gennaio-agosto 2022, e 28 in meno rispetto al 2019.
CALATE LE MORTI ANCHE NEL 2022 MA C’È L’EFFETTO PANDEMIA
Nel 2022 sono stati 1.208 i lavoratori morti sul lavoro, ovvero circa 100 al mese. Un numero che rimane altissimo e vale poco il calo del 15,2% rispetto all'anno precedente, perché la contrazione è in realtà legata interamente al calo dei morti dovuti al Coronavirus, che sono passati da 230 del 2021 a 8 dell’anno seguente. Inoltre, in tutto il 2022 si sono contati 19 incidenti plurimi, che hanno cioè causato la morte di più lavoratori, per un totale di 46 decessi, 44 dei quali stradali.
Meno decessi ma più infortuni, anche per amianto
A crescere invece sono gli infortuni sul lavoro: quelli denunciati sono stati 703.432, in aumento di quasi un quarto in un anno. Questo aumento è dovuto ad un impennarsi delle denunce legate ai contagi da Covid: nel 2020 l'incidenza media dovuta al virus sul totale degli infortuni è stata di una ogni quattro, nel 2021 è scesa a una su 12 e nel 2022 è risalita a una su sei. Ma anche solo considerando i casi denunciati di infortunio "tradizionale" si nota comunque un incremento di oltre il 13% rispetto al 2021. I lavoratori deceduti nel 2022 con riconoscimento di malattia professionale sono stati 817, di cui 161 per silicosi/asbestosi. Le malattie contratte sul luogo di lavoro denunciate all'Istituto nello stesso anno sono state quasi 61.000, in crescita del 9,9% rispetto alle oltre 55mila del 2021 e in calo dello 0,9% rispetto alle oltre 61mila del 2019. Le denunce riguardano le malattie e non i lavoratori ammalati, che sono circa 42.000, di cui 16.500 con causa professionale riconosciuta. Tra questi quasi un migliaio si sono ammalati a causa dall'esposizione all'amianto. Gli infortuni finora riconosciuti invece ammontano a poco più di 400 mila, ovvero oltre il 18% rispetto all’anno precedente. Di questi, un sesto è avvenuto “fuori dall’azienda”, per esempio durante il tragitto di andata o ritorno dal luogo di lavoro alla propria casa.
PIÙ PERICOLI PER I LAVORATORI OVER 50
"Tra i fattori che stanno incidendo sull'andamento degli infortuni e delle malattie professionali c'è l'invecchiamento della popolazione attiva” ha detto Fabrizio D'Ascenzo, commissario straordinario di Inail, illustrando la Relazione. “È aumentata l'esposizione al rischio nelle età più avanzate, a causa di uno spostamento in avanti dell'età pensionabile e di un mancato ricambio generazionale: l'incidenza degli infortuni degli over 50enni è del 36,4%, che sale al 50,5% tra i casi mortali". E ha concluso: “Solo non considerando le prescrizioni come un costo ma come una grandissima opportunità potremo raggiungere l'imprescindibile traguardo di fare tornare ogni lavoratore e ogni lavoratrice a casa ogni sera dai loro cari", ha concluso. Presente anche la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Maria Elvira Calderone, che ha annunciato: “Nel fascicolo che il ministero porterà alla prossima Legge di Bilancio chiederò uno sblocco di una parte dell'avanzo di amministrazione corrente dell'Inail per sostenere ancora di più la formazione e soprattutto tutti quegli investimenti in materia di prevenzione dei rischi e di applicazione della normativa per la sicurezza".