23.11.2023
I dati Inail che presentano periodicamente gli infortuni e le malattie professionali denunciati, al di là delle variazioni e oscillazioni in positivo o in negativo, mostrano un dato evidente. In Italia non riusciamo a mettere in atto strategie di prevenzione in grado di ridurli efficacemente.
Per incidere su questi dati, per aumentare la salute e sicurezza in tutti i luoghi di lavoro è necessario che aumentino nelle aziende, piccole e grandi, gli investimenti nella sicurezza.
E perché questi investimenti possano crescere, è necessario che cresca la consapevolezza dei costi della non sicurezza.
Infatti se le aziende conoscono i costi della sicurezza, necessari per essere conformi alla normativa, spesso non si rendono conto dei costi che rischiano di affrontare se non investono adeguatamente in sicurezza. Ad esempio i costi legati alle assenze per malattia dei dipendenti, quelli connessi alle sostituzioni di lavoratori infortunati, quelli derivanti dalla mancata produzione o gli oneri dovuti a sanzioni penali e costi assicurativi. Solo se si è consapevoli di tutti questi costi, si può comprendere che investire in sicurezza conviene.
“La non sicurezza costa più della sicurezza: investire nella formazione per il successo e il benessere aziendale", non solo si sottolinea l'importanza strategica della formazione, come elemento cardine per il successo a lungo termine degli individui e delle aziende, ma si segnalano i costi della non sicurezza e si rimarca l’importanza di investire in sicurezza.
MA QUALI SONO I COSTI DELLA
NON SICUREZZA?
Come ricordato anche nell’articolo “ E’ possibile
risparmiare investendo di più e meglio nella sicurezza?”, molti studi
dimostrano che i costi globali della non sicurezza sono molto alti. In Italia
ammontano al 3,5% del PIL, pari a ben 45 miliardi di euro. E se
dividiamo 45 miliardi di euro per il numero degli infortuni sul lavoro si
ottiene un costo globale per infortunio pari a circa 64.000 euro.
Costo che tra l’altro non considera tutta una serie di fattori intangibili. Malgrado
queste cifre, ciò che sorprende è come questi costi vengano spesso
sottovalutati invece di essere considerati una priorità.
Come sottolineato poi anche dalla Commissione
Parlamentare di Inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sulla sfruttamento
e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati i costi della non
sicurezza sono articolabili in costi diretti (per le aziende
sono, ad esempio, le assenze per malattia, i risarcimenti, le spese mediche, i
costi amministrativi, …), in costi indiretti (ad esempio la
perdita di produttività, i costi per formare nuove persone, …) e costi
intangibili, ad esempio i costi reputazionali, come l'impatto negativo
sull'immagine dell'azienda in seguito a incidenti o violazioni della sicurezza.
Senza dimenticare i costi assicurativi legati alla gestione degli infortuni sul
lavoro.
I costi della non sicurezza e il video dell’intervento
L’intervento indica che una volta identificati questi costi e valutato il rapporto costi/benefici, è possibile sviluppare una strategia di investimento sulla sicurezza sul lavoro che comprenda corsi di formazione specifici per i dipendenti, l'acquisizione di attrezzature e dispositivi di sicurezza adeguati, nonché l'implementazione di procedure e politiche aziendali per promuovere una efficace cultura della sicurezza nel proprio ambiente di lavoro. E la formazione sulla sicurezza sul lavoro deve coinvolgere tutti i livelli dell'organizzazione, dai dirigenti ai dipendenti.
Infatti, la formazione, anche in considerazione dei
tanti infortuni lavorativi dovuti a comportamenti e procedure errate, è uno
degli investimenti più importanti per ridurre i dati infortunistici ed evitare
i costi della non sicurezza.
Investire nella formazione sulla sicurezza dei
lavoratori non dovrebbe essere vista come un costo, ma come un investimento che
protegge i lavoratori e migliora la salute economica delle imprese significa
quindi investire nel futuro delle aziende.