E’ TEMPO DI VENDEMMIA MA …. PRESTATE ATTENZIONE ALLE PUNTURE DEGLI INSETTI


09.09.2025

Immagine  E’ TEMPO DI VENDEMMIA MA …. PRESTATE ATTENZIONE ALLE PUNTURE DEGLI INSETTI

Le punture di api, vespe e calabroni rappresentano un rischio reale per chi lavora all’aperto, come agricoltori, apicoltori, muratori, giardinieri, forestali e autisti. Una recente pubblicazione, a cura della Consulenza tecnica per la salute e la sicurezza dell’Inail, ne evidenzia la portata, anche alla luce di circostanze come il cambiamento climatico e l'arrivo di specie esotiche aggressive (la vespa orientalis e la vespa velutina), sempre più diffuse in Italia, con effetti pericolosi anche sull’apicoltura.

Il veleno degli imenotteri può causare reazioni locali, allergiche o sistemiche, fino allo shock anafilattico, talvolta fatale. Dal 2006 al 2022 sono stati registrati 36 decessi sul lavoro legati a punture di imenotteri, in gran parte durante attività svolte all’aperto. Inoltre, sono stati rilevati casi di infortuni indiretti, come cadute o incidenti causati dalla perdita di controllo nel tentativo di evitare una puntura.

La scheda tecnica del Cts sottolinea come la prevenzione sia fondamentale: è necessario valutare il rischio in azienda, formare i lavoratori, identificare soggetti allergici e fornire dispositivi di protezione individuale e farmaci per l’autoterapia d’urgenza. A partire dal 2021, l’Inail riconosce tali misure come migliorative delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro ai fini della riduzione del tasso medio per la prevenzione dei rischi (OT23).

Si ricorda poi che il veleno delle api e delle vespe “contiene potenti allergeni, capaci di indurre reazioni locali o sistemiche di tipo infiammatorio, allergico e tossico, anche severe e in alcuni casi fatali, con possibile insorgenza di quadri clinici atipici ad interessamento multiorgano”. E gli effetti del veleno “variano a seconda della dose inoculata con la puntura (maggiore per le api rispetto alle vespe), del numero di punture, della specie di insetto coinvolto, dell’età e dell’eventuale presenza di comorbidità e sensibilizzazione, per precedente contatto, del soggetto colpito”.

Si ricorda che il veleno delle vespe “è più immunogenico di quello delle api: di conseguenza, il numero di punture necessarie a causare reazioni allergiche è più basso e l’esposizione risulta efficace a minor dose di veleno inoculata”.

Sono poi numerose le “categorie professionali a rischio più elevato di punture rispetto alla popolazione generale: apicoltori, agricoltori, lavoratori in serre, conducenti di mezzi di trasporto, muratori, giardinieri, operatori ecologici, vigili del fuoco, forestali, lavoratori che operano a contatto con alimenti (professioni del settore gastronomico, come ristoranti, panifici, pastifici, cuochi)”. Chiaramente le attività di lavoro svolte in esterno “si confermano essere a maggior rischio di esposizione”.

informazioni su come prevenire il rischio, con specifici suggerimenti per il datore di lavoro (DL):

  • Effettuare la valutazione del rischio da punture da imenotteri, particolarmente in presenza di lavorazioni outdoor.
  • Fornire formazione e informazione ai lavoratori sul rischio specifico e le misure di prevenzione e protezione da adottare.
  • Nelle attività di sorveglianza sanitaria, individuazione, da parte del medico competente, dei lavoratori allergici tra gli addetti ad attività a rischio.
  • Messa a disposizione sul posto di lavoro di farmaci per l’autoterapia di urgenza e il follow up dei soggetti allergici.
  • Raccomandazione che le attività a rischio non siano, se possibile, condotte in solitario.
  • Per le attività in solitario, come spesso si verifica in alcune lavorazioni agricole e forestali, prevedere possibilmente sistemi di allerta per i lavoratori nei confronti di persone o strutture di riferimento.
  • Fornitura di indumenti di lavoro o DPI idonei alla protezione dei lavoratori, disincentivando comportamenti inadeguati rispetto alla tipologia di rischio a cui essi sono esposti (ad es. il lavoro a “torso nudo”).
Istruzioni, procedure e percorsi di addestramento per personale laico al pronto intervento post-puntura sia per autosomministrazione che per somministrazione immediata del farmaco. Ciò al fine di prevenire l’insorgenza di shock anafilattico che, come dimostra la casistica sopra esposta, rappresenta la quasi esclusiva causa di decesso per questa tipologia di evento, considerata la brevissima latenza che intercorre tra l’inoculazione del veleno da parte dell’insetto pungitore e la manifestazione clinica delle reazioni avverse, soprattutto in soggetti già sensibilizzati e allergici”.