06.09.2022
E’ stata superata la soglia delle 600 vittime del lavoro nel 2022 da Nord a Sud del Paese, dei quali sul lavoro 428, in itinere 172, a causa del Covid 4, con una media angosciante di più di 85 morti sul lavoro ogni 30 giorni. E, sebbene le rilevazioni ufficiali da gennaio a luglio 2022 facciano emergere un decremento complessivo della mortalità del 16% rispetto al 2021 (erano 677 a fine luglio 2021), la realtà dei fatti è ben diversa. In netto aumento, inoltre, le denunce di infortunio, che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso aumentano del 43,3%.”. I settori della Sanità, Attività Manifatturiere e dei Trasporti rimangono sempre in cima alla graduatoria. La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni. Ma l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati viene rilevato ancora tra i lavoratori più anziani, gli ultrasessantacinquenni, che registrano 46,8 infortuni mortali ogni milione di occupati.
Il numero degli incidenti sul lavoro in Italia tende a stabilizzarsi, se non a diminuire nella maggior parte dei settori di attività. Questo si spiega con la sensibilizzazione crescente tra la maggior parte degli attori dell'economia verso la problematica della sicurezza sul lavoro.
Le principali cause d'incidenti sul lavoro, nell'insieme dei settori di attività, sono le seguenti:
• la movimentazione delle merci;
• le cadute da terra;
• le cadute dall'alto;
• l’uso di utensili;
• le masse in movimento.
La sicurezza sul lavoro costituisce quindi un aspetto essenziale per ogni organizzazione aziendale. Tuttavia, la sicurezza sul lavoro è un problema collettivo. Non bisogna aspettare che le aziende prendano, da sole, iniziative in materia. Certo, è un loro obbligo, ma è necessaria un'implicazione a titolo individuale per diminuire i rischi d'incidente sul lavoro.